Lavoro in nero, qual è la situazione in Italia?
Il lavoro in nero, purtroppo, è ancora oggi un fenomeno parecchio diffuso in diversi settori occupazionali. Ma che cos’è di preciso? Quali sono i numeri in Italia? Che cosa comporta?
Approfondiamo insieme l’argomento e cerchiamo di capire come fare per arginare la situazione.
Lavoro in nero, che cos’è?
Lavorare in nero vuol dire svolgere un’attività professionale che non è regolarmente registrata.
Nello specifico, significa non godere né di un regolare contratto né di contributi previdenziali e assicurativi. Chi lavora in nero non ha una busta paga e deve sottostare a condizioni spesso precarie e non tutelate dalla legge. In altre parole, questa forma di lavoro rappresenta una vera e propria attività illecita e le sanzioni possono riguardare entrambe le parti coinvolte: il datore da una parte e il lavoratore dall’altra.
Quali sono i settori lavorativi più colpiti?
Il lavoro in nero interessa diversi ambiti professionali, non è un fenomeno circoscritto soltanto a determinati contesti. Volendo però tracciare una stima dei settori più coinvolti, potremmo elencare i seguenti:
- Edilizia e costruzioni: in questo ambito spesso prevale la presenza di manodopera non qualificata, impiegata per velocizzare i tempi e ammortizzare i costi delle commesse;
- Agricoltura: sono sempre di più i braccianti agricoli, spesso immigrati, che vengono impiegati nei campi con la conseguenza di essere sfruttati e sottopagati;
- Ristorazione: bar, ristoranti, alberghi, questi sono i luoghi in cui insistono spesso lavoratori in nero. Figure come i camerieri, i lavapiatti o gli addetti alle pulizie non sempre hanno un regolare contratto di assunzione;
- Cura e assistenza: badanti e baby-sitter sono le figure principali. Spesso lavorano in nero, con orari e compensi che non sono regolamentati.
Più in generale, il lavoro in nero spicca soprattutto laddove si prevedono mansioni faticose ed è caratterizzato da una manodopera a basso costo e dall’assenza di regolamentazione contrattuale.
Lavoro in nero, qual è la situazione in Italia?
I dati a nostra disposizione non ci permettono ancora di definire una stima in Italia per il biennio 2023-2024. Tuttavia, si potrebbe ipotizzare che i lavoratori in nero nella nostra nazione siano circa quattro milioni.
Secondo l’Istat, nel 2020 il numero di occupati irregolari in Italia era pari a 3,3 milioni. Un numero già impressionante, che ha subìto una crescita a causa della pandemia e della conseguente crisi economica dettata dalla diffusione mondiale del Covid-19.
Che cosa comporta il lavoro in nero?
Effetti sull’economia
Il lavoro in nero determina minori entrate fiscali, in quanto non genera gettito fiscale per lo Stato; distorsione della concorrenza, poiché le aziende che impiegano lavoratori in nero possono abbassare i prezzi a discapito delle aziende regolari, che subiscono così la loro concorrenza sleale; minore protezione dei lavoratori, in quanto le risorse non godono dei diritti che spetterebbero loro (maternità, ferie, malattie, infortuni, contributi, pensione); riduzione della base imponibile, poiché un numero inferiore di lavoratori e imprese regolari determina inevitabilmente minori entrate fiscali e contributive per lo Stato.
Effetti sui lavoratori
Il lavoro in nero determina una serie di conseguenze per i lavoratori:
- Assenza di diritti e di tutela: i lavoratori in nero non godono per esempio di ferie, malattia, infortuni, contributi, maternità, ecc. Insomma, non hanno dalla loro tutti quei diritti che invece un contratto regolarmente registrato garantirebbe;
- Condizioni di lavoro precarie e instabili: i lavoratori in nero sono più vulnerabili. Vengono spesso sfruttati e inseriti in contesti lavorativi che mettono a dura prova la loro resistenza fisica e la loro salute: orari di lavoro eccessivi, luoghi poco sicuri, mancanza di formazione;
- Retribuzione: i lavoratori in nero non ricevono una busta paga. Questo vuol dire maggiore incertezza sul proprio compenso e ritardi più frequenti nei pagamenti;
- Difficoltà sociali: in assenza di un contratto regolare, i lavoratori in nero non possono accedere a servizi quali mutui, affitti, assistenza sanitaria e così via.
Effetti sui datori di lavoro
Inutile dire che la normativa in Italia prevede pesanti sanzioni amministrative e penali per i datori che alimentano il fenomeno del lavoro in nero.
Non entreremo nel merito, basti sapere che le sanzioni pecuniarie potrebbero andare da 1.800 a 12.000 per ogni lavoratore irregolare e che sono previste anche reclusione e multe salate.
Insomma, tutte conseguenze (naturali) che mirano a scoraggiare il lavoro irregolare, tutelando i diritti dei lavoratori e la concorrenza leale fra le aziende.
Lavoro in nero, cosa fare per contrastarlo?
Sicuramente, i lavoratori dovrebbero denunciare le situazioni irregolari e non sottostare a condizioni di sfruttamento.
È necessario che le autorità competenti intervengano per intensificare i controlli, le sanzioni dovrebbero essere ancora più severe e bisognerebbe semplificare tutte le procedure burocratiche e amministrative per l’assunzione delle risorse umane in maniera regolare.
Inoltre, sarebbe il caso di promuovere incentivi e agevolazioni fiscali per le aziende rispettose della dignità del lavoratore e promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione sul valore del lavoro regolare.
La strada sembra ancora lunga, ma d’altronde, si sa, tutti i cammini iniziano sempre con il primo passo!