parità retributiva

Parità retributiva: perché celebrare la Giornata internazionale

Istituita nel 2019 dall’Associazione generale delle Nazioni Unite, il 18 settembre di ogni anno si celebra la Giornata internazionale della parità retributiva.

Una ricorrenza che serve a ricordare quanto si è fatto ad oggi, ma soprattutto a sensibilizzare rispetto agli obiettivi ancora da raggiungere in tema di parità salariale fra donne e uomini.

Parità retributiva, parliamo di gender pay gap

“Divario retributivo di genere”, ecco cosa significa gender pay gap ed è la differenza nella retribuzione oraria lorda media tra l’uomo e la donna e che, stando ai dati, tende generalmente a svantaggiare quest’ultima.

Si distingue il gender pay gap “non corretto”, che tiene conto solo del salario orario medio e il gender pay gap “corretto”, che tiene conto invece, oltre al salario orario medio, anche delle differenze di occupazione, del livello di istruzione e delle esperienze lavorative accumulate per spiegare in parte il divario salariale esistente.

Per stimare il divario retributivo di genere fra i vari Paesi si usa come indicatore il gender pay gap “non corretto”, con la conseguenza di non offrire indicazioni più dettagliate sull’effettiva disparità.

Parità retributiva: la situazione in Italia

Secondo i dati Eurostat più recenti, in Italia il gap retributivo medio – la differenza cioè nella retribuzione oraria lorda – è del 5%, parecchio al di sotto della media europea (13%); invece quello complessivo – che riguarda cioè la differenza fra il salario annuale medio percepito – è del 43%, parecchio al di sopra della media europea (36,2%).

La Direttiva UE n.2023/970 mira a rafforzare l’applicazione della parità della retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o di pari valore, puntando alla trasparenza retributiva.

In altre parole tutti i lavoratori, a parità di condizione, dovranno guadagnare alla stessa maniera e dovrà essere garantita e dimostrata la parità.

Secondo la Direttiva, dovranno essere resi accessibili ai lavoratori i criteri utilizzati per determinare la retribuzione, i livelli retributivi e la progressione economica, per la quale sono esonerati i datori di lavoro con meno di cinquanta dipendenti.

In caso di informazioni poco chiare e incomplete, i lavoratori potranno richiedere delucidazioni.

L’occupazione femminile in Italia e i fattori di discriminazione

Le donne che hanno dei figli sono portate ad assentarsi di più degli uomini e sono meno disposte ad affrontare trasferte e trasferimenti, a lavorare di notte o a fare lo straordinario.

Queste potrebbero essere alcune delle ragioni per spiegare la discriminazione retributiva fra uomini e donne.

Fino a un paio di anni fa una donna su cinque diceva addio al lavoro dopo la maternità per le difficoltà che comportava dover gestire esigenze familiari e impegni lavorativi. Una situazione che potrebbe e dovrebbe coinvolgere tanto le madri quanto i padri, ma che ancora oggi interessa più le lavoratrici dei lavoratori.

L’alternativa per loro è il part-time, il cui impiego in Italia vede il 49% donne e il 26,2% uomini, con la conseguenza inevitabile del divario retributivo e previdenziale di genere. Discriminazioni che, ovviamente, non possono essere attribuite al datore di lavoro, che accoglie soltanto le richieste e le necessità avanzate.

Occupazione ridotta e talvolta precaria, part-time e bassa rimuneratività sono tra i fattori che determinano il divario.

Nel report 2023 del Global gender gap l’Italia si piazza al settantanovesimo posto su centoquarantasei Paesi, arretrando di ben sedici posizioni rispetto all’anno precedente. Numeri su cui dovremmo riflettere!

Parità retributiva, l’importanza di una Giornata internazionale

È importante celebrare la Giornata internazionale della parità retributiva, perché ci offre l’occasione per ricordare da dove siamo partiti, dove siamo arrivati finora, i progressi che abbiamo raggiunto e la direzione verso cui vogliamo andare.

C’è ancora tanto da fare per azzerare il divario e per permettere alle donne di lavorare e di essere madri, senza per questo dover fare tristi rinunce.

Una parità è possibile, basta volerla. Basta renderla reale!

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