settimana lavorativa corta

Settimana lavorativa corta, quali sono i pro e i contro?

Settimana lavorativa corta, sì o no? Per molti italiani assolutamente sì!

In alcuni Paesi è già realtà. Proprio così, sono diverse le aziende fuori dall’Italia in cui viene applicata la formula “4-day week”. In Islanda, per esempio, già nel 2015 si parlava di settimana lavorativa corta; poco più tardi, nel 2022, il modello iniziava a diffondersi in Belgio e Regno Unito e di recente anche in Germania.

Ma quali sono i pro e i contro di una simile “rivoluzione”? Li vediamo insieme!

Settimana lavorativa corta: perché tutti la vogliono?

Chi pensa alla settimana lavorativa corta lo fa immaginando innanzitutto di poter finalmente pensare alle “cose importanti”.

Lavorare quattro giorni alla settimana, in effetti, metterebbe tutti nelle condizioni di avere più tempo da dedicare a sé stessi e agli altri, familiari e amici che siano. Questa impostazione risponderebbe anche alle esigenze di quanti si trovano nella necessità di badare ai genitori anziani o ai figli piccoli.

La settimana corta – vista così – converrebbe, eccome!

Settimana corta: più o meno stress per i lavoratori?

Ma siamo sicuri che ci farebbe davvero bene?

Sebbene gli studi sull’argomento non siano ancora ben definiti – specie per capire come poter adattare le varie organizzazioni aziendali – ci si interroga anche sugli effetti “negativi” del modello “4-day week”.

Lavorare quattro giorni al posto di cinque potrebbe aumentare i livelli di stress dei lavoratori?

È vero, da un lato, che la qualità conta più della quantità, ma, dall’altro, è vero pure che le imprese per avere gli stessi risultati dai propri dipendenti sarebbero forse portate a ottimizzare al massimo i tempi di lavoro.

Questo significherebbe richiedere al lavoratore una maggiore flessibilità negli orari per esempio, rimodulare e ridurre le pause lavorative, aumentare il carico di attività durante i giorni lavorativi e dunque sottoporre i dipendenti a una maggiore pressione per raggiungere ugualmente gli obiettivi.

Senza considerare, inoltre, i problemi di organizzazione e coordinamento delle attività che potrebbero insorgere.

L’Italia sarebbe pronta alla settimana lavorativa corta?

Come abbiamo scritto, il modello è stato già ampiamente adottato in molti Paesi, in cui si registrano sorprendenti risultati sul benessere dei lavoratori e sulla produttività aziendale.

Anche da noi se ne parla e ci sono realtà che lo stanno già mettendo alla prova. Alcuni esempi portano i nomi di Luxottica, Lamborghini e Intesa San Paolo, quest’ultima dal 2023.

In questi casi i sondaggi hanno dimostrato che la maggior parte dei lavoratori che ha aderito al modello “4-day week” ha ammesso che continuerebbe a farlo.

Accanto alla settimana lavorativa corta, però, prenderebbe sempre più piede anche l’ipotesi smart working, sostenuta da altrettanti lavoratori.

Insomma, piccoli cambiamenti che potrebbero far ben sperare. Chissà!

Benefici per l’ambiente

Come ogni scelta dell’uomo, bella o brutta che sia, anche questa ha delle ripercussioni sull’ambiente.

La settimana lavorativa corta e lo smart working, infatti, garantirebbero sicuramente un risparmio nel carburante, minori emissioni di gas inquinanti per il raggiungimento dei luoghi di lavoro e, più in generale, una riduzione dei consumi per le aziende.

In poche parole, la settimana lavorativa corta potrebbe essere – e noi lo speriamo! – la realtà del futuro e tutti, lavoratori e natura, ne potrebbero trarre sicuramente dei vantaggi.

Come in tutte le cose, staremo a vedere. Nel frattempo, cerchiamo di capire come poterla attuare al meglio!

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